Giornata Internazionale della Donna: a che punto siamo? | pureeros
Giornata Internazionale della Donna che no, non è la festa della donna.
Indice:
Diritto di voto, pay gap e diritto al lavoro
Diritto alla salute: aborto, orgasm gap, health gap
Diritto di esistere
Questa giornata non ha niente a che fare con i fiori. Ha molto più in comune con i berretti rosa della Women’s March del MeToo e del Time’s Up.
E il problema di non chiamarla correttamente non è per essere puntigliosi è perché, nel corso degli anni, questa giornata ha perso il suo significato originario e si è trasformata in una giornata per festeggiare le donne.
Allora torniamoci un attimo a inizio secolo scorso per ricordarci la disparità di diritti tra uomini e donne. Le donne nei primi '900 chiedevano il diritto di voto, di poter accedere agli incarichi pubblici, protestavano contro la discriminazione sul lavoro e quella sessuale. Suona familiare?
Tutto inizia con il partito socialista e la seconda internazionale dove, grazie alle donne, che erano in prima linea guidate da figure come Rosa Luxemburg e Clara Zetkin, il partito si impegna a sostenere il suffragio universale. Le proteste vanno ben oltre l’attuale Europa e arrivano negli Stati Uniti, specialmente a New York e Chicago. È proprio infatti il partito socialista americano, nel 1909, a indire l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile. Ed è così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna viene celebrata il 23 febbraio 1909.
Con la Guerra fredda iniziano a emergere fake news sulle ragioni per cui questa giornata esiste; infatti si inizia a vociferare che la festa esista perché, nel 1911, 100 donne operaie morirono in un incendio in una fabbrica di cotone a NY. Evento senza dubbio tragico, legato alle pessime condizioni di lavoro e scarsi diritti, ma che non marca l’inizio della ricorrenza per la giornata della donna.
La memoria storica ha iniziato a essere dimenticata e nonostante diverse ricerche e fatti storici dimostrino quale sia la vera storia, ancora poche persone sanno cosa rappresenta questa giornata.
Nel 1977 l'ONU ha invitato i suoi membri a fissare l'8 marzo come giornata internazionale della donna - e infatti oggi nella maggior parte dei paesi si festeggia in questa data.
Veniamo alla classica domanda: ma dopo oltre 100 anni, ancora ne abbiamo bisogno?
Se alcuni diritti che pensavamo conquistati per sempre iniziano invece a venire meno e le disparità sono sempre presenti, certamente c’è bisogno di questa giornata.
Diritto di voto, pay gap e diritto al lavoro
Senza dubbio abbiamo fatto passi da gigante in questi 100 anni, ma se da un lato l’Inghilterra ha festeggiato oltre 100 anni di voto alle donne, l’Arabia Saudita ci arriverà solo nel 2115. A dirla tutta, nella Città del Vaticano, ancora oggi le donne non hanno diritto di voto!
Questa pandemia ha penalizzato le donne in maniera molto pesante (in Italia su 101.000 persone che hanno perso il lavoro a Dicembre 2020, il 99% erano donne). Il divario retributivo esiste quasi ovunque, Islanda esclusa (dove è illegale pagare le donne meno degli uomini), e in EU si aggira attorno a una media del 15% di stipendio in meno (a pari posizione lavorativa). Senza considerare il fatto che il 72% dei lavoratori di livello C sono uomini. Eppure le donne laureate sono più degli uomini (45% VS 34%) (fonti ISTAT).
La diversità nella maggior parte dei paesi non è ancora vista come un valore, così le donne non bianche o le persone trans vedono questo gap aumentare drammaticamente (dati americani parlano di una media di 24k annui contro 143k delle donne bianche).
Solo il 3% dei soldi dei fondi di investimento vengono dati a società fondate da sole donne, un misero 0.0006% alle socie fondatrici di colore anche se le startup fondate da donne non bianche costituiscono la porzione più ampia di nuovi business.
Stiamo ancora discutendo delle quote rosa, quando le donne CEO sono solo il 18%, quelle parlamentari il 25%; va meglio (si fa per dire) alle avvocate, che sono il 40%.
Diritto alla salute: aborto, orgasm gap, health gap
Nel 2006 l’OMS ha definito il piacere come un diritto umano e parte integrante di una sana vita sessuale. Ci siamo distanziati quindi molto dalla concezione di piacere come un diritto del marito e un dovere della moglie? O forse siamo ancora molto radicati sull’idea che il sesso equivale alla penetrazione e che sia primario il piacere dell’uomo?
Infatti oggi parliamo ancora, e per fortuna sempre di più, di Orgasm Gap ovvero del fatto che solo il 65% delle donne etero raggiunge l’orgasmo in coppia e del fatto che una delle principali ragioni è proprio la radicata e del tutto sbagliata idea che per raggiungere il piacere femminile sia necessario un pene in vagina. Oltre l’80% delle donne ha bisogno di una stimolazione clitoridea diretta per raggiungere il climax.
Ma la sessualità femminile resta sempre un tabù. Una delle domande più cercate su Google nel 2017 è stata "perché non riesco a raggiungere l'orgasmo?". Lo chiediamo a Google perché il piacere e il lato femminile non è incluso nei programmi educazione sessuale (ammesso che la si riceva), non considerato nelle normali conversazioni tra amici o tanto meno in famiglia (rari e fortunati i casi che su questo fanno da mosche bianche).
D’altronde abbiamo scoperto la vera forma della clitoride 20 anni fa, prima siamo andati sulla Luna e abbiamo scoperto Internet (per guardare più YouPorn, aggiungo). L'unico organo completamente dedicato al piacere di cui è dotato solo il corpo femminile è citato solo in pochissimi testi, scolastici e non, per non dire che nel 1945 la clitoride è addirittura scomparsa dal principale manuale di medicina a livello mondiale!
Le discriminazioni nei confronti delle donne sono purtroppo radicate anche nella comunità scientifica: 393 studi sono stati fatti sulla dispareunia, una disfunzione sessuale femminile che causa dolore durante la penetrazione, ma sulle disfunzioni erettili maschili? 1954. Le donne sono state escluse dai trial medici fino agli anni ‘80, quindi molti dei farmaci ad oggi in commercio, magari dedicati più alle donne, sono stati testati da chi un utero non ce l’ha.
Un recente sondaggio fatto nella nostra community ci dice che il 74% delle donne che si sono rivolte al medico per dolore intimo hanno ricevuto come trattamento un antidolorifico; solo nel 40% dei casi si è andati a cercare di capire la causa di quel dolore. Non stupisce quindi che ci vogliano una media di 10 anni in italia per avere una diagnosi di endometriosi (va meglio in qualche altro paese europeo… Ma stiamo sempre attorno ai 5/7 anni).
Parliamo di maternità; ancora oggi socialmente vista come la consacrazione del principale motivo per cui le donne vengono messe al mondo. L’evento che ti fa sentire completa, utile, realizzata. La maternità è una scelta non un dovere. E anche quando lo si sceglie, le donne di colore hanno il doppio di possibilità di avere complicazioni durante il parto. L’aborto, per cui si è lottato ferocemente, oggi in Italia esiste su carta ma nella pratica molte regioni hanno oltre il 90% di medici obiettori. E fuori dal nostro paese ci sono ancora stati, come la Polonia, che decidono di cancellare il diritto di aborto.
Diritto di esistere
Quante donne sono state uccise perché tali solo quest’anno? Più di una a settimana. Durante il primo lockdown le chiamate al numero antiviolenza 1522 sono aumentate quasi del 72%, quadruplicate le richieste di aiuto tramite messaggi. Il 98% delle persone trans uccise nel mondo erano donne.
Ecco perché dobbiamo continuare a celebrare la giornata internazionale della donna nel suo giusto significato. Non si tratta di festeggiare le donne in quanto tali, ma di essere grate a tutte quelle che hanno combattuto per noi. Grazie a loro oggi possiamo beneficiare dei diritti che diamo (troppo spesso) per scontati come gli anticoncezionali, l'aborto, il divorzio, il voto e il lavoro.
Ma non possiamo fare il grande errore di credere che questi diritti siano conquistati per sempre, perché purtroppo c’è sempre un’ondata retrograda in agguato. C’è sempre qualcuno che fa il grande errore di pensare che più diritti per gli altri implichino meno diritti per se stesso.
Questa giornata esiste per ricordarci che dobbiamo ancora lottare, che c’è molta strada ancora da fare per arrivare alle pari opportunità.