Perché lo Stealthing è una Violenza Sessuale
Stealthing (dall’inglese stealth-nascondere): l’atto di togliere il preservativo, durante un rapporto sessuale, senza averlo comunicato e aver ottenuto il consenso dall’altra persona. Questo gesto è a tutti gli effetti una violenza sessuale.
Ho capito qualche mese fa in seguito alla pubblicazione di un reel relativo a questo tema, e dopo essere stata vittima di una serie di alquanto spiacevoli minacce di stupro e violenza “vera” - come l’hanno definita - che l’idea che questo atto sia di fatto uno stupro è difficile da comprendere.
Non mi stupisce affatto la cosa in quanto, purtroppo, viviamo e cresciamo in una società dove il concetto di consenso non viene minimamente insegnato, dove l’immaginario comune di violenza è ancora quello dell’uomo cattivo (spesso straniero) che ti trascina nel vicolo buio.
Ma la realtà è molto diversa. Il 13.6% delle donne ha subito violenza fisiche o sessuali da partner o ex partner. Ma anche le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici: gli stupri sono stati commessi nel 62.7% dei casi da partner, nel 3.6% da parenti e nel 9.4% da amici. Aumentano anche le donne uccise da una persona conosciuta, che nel 2019 salgono all’88.3% (dati Istat).
È stato uno shock per molte persone leggere che il 97% delle donne inglesi ha subito qualche forma di violenza, da quella verbale fino a quella fisica.
È però importante precisare che non solo le donne subiscono violenza: il 40.3% delle persone LGBTQ+ afferma di essere stato discriminato almeno una volta nel corso della vita. E gli uomini subiscono il 18.8% delle molestie totali, ma nell’85.4% dei casi gli autori di queste molestie sono essi stessi uomini. Nonostante tutto, comunque, le donne rimangono sono statisticamente la maggior parte delle vittime.
Dobbiamo imparare a ricordarci che la violenza assume forme e modalità diverse, è opportuno quindi uscire da una visione molto limitante che preveda solo un atto sessuale penetrativo forzato per parlare di stupro.
Ma partiamo dal concetto di consenso: secondo la legge è fondamentale e imprescindibile e deve durare per tutto l’atto sessuale; se viene meno, ogni atto diventa violenza ed è punito secondo l’art 609 bis.
Il consenso dovrebbe a mio parere essere insegnato fin da molto piccolə, a partire dal permesso di toccare il corpo delle altre persone e a prescinde dall’ambito specifico dei rapporti sessuali e dovrebbe includere i seguenti punti fondamentali:
- Deve essere esplicito: un sì, una frase come “mi piacerebbe”, “va bene”, “ho voglia di”. Il silenzio non è una forma di consenso. Il famoso “silenzio-assenso” è un concetto oltremodo deleterio, a mio parere, in ogni campo, in quanto il silenzio non esprime in realtà nulla, nè un consenso nè un dissenso, così come l’idea (o la scusa) molto diffusa che le donne dicano di no ma in realtà intendano di sì. Uno no è un no, senza se e senza ma, senza necessità di convinzione. Se si dorme, se si è privə di sensi, se si è sotto l’effetto di alcool o droga, se si è costretti o ricattati anche psicologicamente (la tipica frase “se mi ami davvero…”), se non si è lucidə, se si sfugge al contatto fisico o ci si allontana, se si respinge la persona, se c’è una richiesta di fermarsi, se fa male e ci si lamenta*, quell’atto non è consensuale.
- Deve essere consapevole: parlare onestamente di metodi di protezione e/o anticoncezionali, del proprio status di salute, esplicitare i propri limiti o atti che non si ha voglia di fare/ricevere, non mentire sull’età (specie sulla maggiore età).
- Può essere ritirato in ogni momento da ambo i/le partner: per qualsiasi ragione si può scegliere di interrompere l’atto e questa scelta deve essere rispettata. Qualora così non fosse, si viola la legge per cui il consenso deve persistere per tutto l’atto.
- Deve essere chiesto prima di qualsiasi atto, sessuale o meno (ad esempio durante una pratica medica), offline oppure online, prima che venga compiuto: non si può dare per scontato il consenso perché ad esempio si è in una relazione da anni, o perché quella cosa si è già fatta prima quindi si pensa che sia sempre ok, o perché si è andati da un medicə a fare una visita allora qualsiasi pratica è concessa. Non si possono inviare proprie immagini intime o tantomeno condividere immagini o video intimi di altre persone senza il loro consenso.
- Deve essere libero: da ricatti, da costrizioni, privo di forme di coercizione che mettono di fatto in pericolo la libera autodeterminazione della sfera sessuale.
È chiaro quindi che se una persona ha acconsentito a un atto sessuale protetto (con preservativo o similari) e poi, a sua insaputa, questa cosa viene meno, questa è un’azione non consensuale che costituisce quindi violenza.
Gran parte del problema però risiede nel fatto che, se la maggior parte delle persone non è educata a comprendere cosa significhi effettivamente il consenso, è chiaro che non sarà in grado di rendersi conto di come alcune azioni siano in realtà degli atti di violenza. Non che questo possa valere a giustificazione di ogni azione, ovviamente, ma va tenuto in considerazione e dovremmo partire proprio dall’educazione sessuale, affettiva e relazionale obbligatoria per dare il via a un vero cambiamento.
Da un sondaggio che abbiamo fatto su 500 persone nella nostra community è risultato che al 20% è capitato di essere vittime di stealthing, ma solo il 2% era consapevole che quell’atto costituiva una violenza prima di leggere i nostri contenuti di denuncia. E di questo 2% la metà ha dichiarato che la reazione del partner, messo di fronte alla situazione, è stata quella di considerare “esagerata e troppo sensibile” la reazione, giustamente indignata, della partner oppure un giustificativo “ma pensavo te ne fossi resa conto”.
Spoiler: a volte non ce ne si rende conto, ma anche se succedesse, il fatto che il riconoscimento avvenga mentre l’atto viene perpetrato la rende allo stesso modo non consensuale.
Se solo il 2% delle persone è consapevole di cosa sia lo stealthing non stupisce che ad oggi in Italia non abbiamo quindi un precedente legale su questo tema (come invece è avvenuto in Svizzera o Germania); la normativa italiana prevede che in caso di stealthing la procedura applicabile sia quella della violenza sessuale.
L’immaginario comune quando si parla di violenza, come accennato prima, è molto molto limitato e del tutto non rappresentativo di quanto avviene nella realtà; senza dubbio c’è una serie tv che ha aiutato moltissimo a diffondere la consapevolezza per quanto riguarda lo stealthing (e in generale lo stupro e la cultura dello stupro): I may destory you, di e con Michaela Cohen - premiata qualche giorno fa ai Bafta.
Certi contenuti, in qualsiasi forma siano, svolgono un ruolo senza dubbio importante per lo meno nel far sorgere domande scomode ma necessarie per creare una consapevolezza. Il grosso del lavoro, tuttavia, dobbiamo farlo noi scegliendo di voler migliorare, lavorare e darsi risposte oneste quando ci chiediamo se sappiamo davvero cosa sia il consenso o come abbiamo agito nei casi in cui ci siamo resi conto di non aver agito correttamente.
*pratiche sessuali come il BDSM hanno regole ben definite a priori e dinamiche dove il consenso è comunque regolato, e sono da considerare a latere.