Essere una Madre: una Libera Scelta
Libera scelta. Questa dovrebbe essere la parola chiave che a tuttə dovrebbe venire in mente quando si parla di diventare madri. Ciò che regna è invece l’aspettativa, intrinseca nel ruolo che si attribuisce a chi ha una vulva, che prima o poi diventerà madre, come se non fosse concepibile un’alternativa.
Essere madre non è lo scopo primario di una donna, non è un atto che ci completa, ma è una decisione che ognuna dovrebbe essere libera di prendere - o no - senza per questo sentirsi “un qualcosa di meno” o incompleta, senza doversi giustificare o essere vista come egoista perché magari sceglie se stessa o la sua carriera invece che un figlio.
Non aprirò il capitolo riguardo le terrificanti politiche sulla maternità (e paternità) che costringono le donne che vorrebbero un figlio a fare sì che sia una scelta o/o - ma anche se vivessimo in un paese con delle eccezionali politiche sulla famiglia, chiunque dovrebbe essere liberə di scegliere di mettere prima il lavoro o qualsiasi altra cosa si voglia.
Una donna che sceglie di diventare madre non per questo smette di essere una persona per essere esclusivamente una madre. Culturalmente siamo portati a pensare che il desiderio di maternità sia intrinseco nelle donne - come se gli uomini potessero averlo come extra ma per noi invece è nel pacchetto base - e per questo sono innumerevoli le volte in cui si sentono frasi come “vedrai che cambierai idea”, “quando ce lo fai un nipote?”. O come quando hai più di 30 anni e irrimediabilmente arriva la domanda “hai figli?”.
La stessa cultura patriarcale e sessista nella quale siamo cresciuti porta chi è madre a essere costantemente in lotta tra l’essere una buona madre e l’esistere come persona. Quante energie, sacrifici, impegno, attenzioni e tempo rivolgere al bambinə sembra che siano sempre sotto costante giudizio di un grande fratello; come se la persona che diventa madre dovesse passare a quel punto in secondo piano, per forza. Chi invece cerca, con grande fatica, di trovare il suo equilibrio e il suo modo di vivere la maternità, provando a essere anche (e non solo) una madre spesso vive con il pensiero di essere una cattiva madre.
Quando si toccano argomenti come l’allattamento, ci troviamo di fronte allo stesso scenario. Allattare al seno dovrebbe essere una libera scelta; invece abbiamo questo presupposto inconscio che, comunque sia, una mamma deve allattare al seno, perché è “normale” che sia così. Ma ci sono donne che non possono farlo, altre che scelgono di non dare il seno o di farlo solo per sei mesi. C’è chi allatta fino ai 3 anni. Nessuna di queste donne è per questo una madre migliore o peggiore delle altre.
Culturalmente tendiamo sempre a mettere la madre in secondo piano, a vederla in totale funzione del bambino, quando chi è espertə invece sostiene che sia fondamentale che la mamma stia bene, fisicamente e psicologicamente, che viva a modo suo la maternità e venga supportata nelle sue scelte perché si formi un dialogo positivo con il bambinə.
Quante mamme invece si sentono terribilmente in colpa perché magari non hanno tanto latte, o non riescono ad attaccare al seno il figlio oppure non possono allattarlo o scelgono di non farlo ma ogni volta si devono scontrare col sentirsi “strane” e finiscono per chiedersi “perché sono diversa?”. È estremamente difficile trovare questo equilibrio quando per secoli ci hanno insegnato che il nostro ruolo più importante è quello di essere madre e che deve essere fatto in un certo modo.
Essere madri è difficile. Essere donne che scelgono di non diventarlo è difficile.
Cambiare, evolvere una cultura, è un processo lungo, stancante, che lascia ferite a chi si espone, ma penso che sia arrivato il momento di sostenerci anche in questo, in quanto donne. Donne che compiono liberamente e consapevolmente delle scelte e vogliono tutelare la loro libertà di prendere queste decisioni. In quanto persone, dovremmo sostenerci a vicenda invece che schierarci tra madri e non madri, giudicare le scelte delle altre, contribuire ad alimentare sensi di colpa e una visione normata maschilista e patriarcale dell’essere donna o madre.
Di: Virginia Sofia Cerrone - Direttrice Editoriale
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