Il Nostro Diritto all'Aborto è Davvero al Sicuro?
Se fossimo davvero libere di abortire, allora perchè nel 2019 si stima che in Italia siano avvenuti tra i 10 e i 13 mila aborti clandestini?
Il 69% dei ginecologi, il 46% degli anestesisti e il 42% del personale medico è obiettore di coscienza. In Italia meridionale, meno del 45% dei reparti di ginecologia e ostetricia pratica l’aborto - la media nazionale è comunque solo del 69%. Addirittura in Molise l’unico medico non obiettore a 69 anni ha deciso di non andare in pensione altrimenti le donne molisane sarebbero state lasciate sole.
Ma non eravamo riuscitə finalmente a conquistare il fatto che la pillola abortiva RU486 potesse essere somministrata anche nei consultori? Certamente, in Italia questo è possibile ma non se vivi nelle Marche o in Abruzzo dove le giunte regionali hanno scelto di non applicare le nuove linee guida, apportando motivazioni anti-scientifiche a giustificare la decisione di andare contro le linee guida del Ministero della Salute (che si è adeguato alle normative europee con un discreto ritardo).
Per darvi un’idea secondo un’inchiesta pubblicata su Repubblica qualche settimana fa, in tutta la Sicilia si praticano lo stesso numero di aborti della sola città di Milano. E questo non perché le donne siciliane possano godere di particolari vantaggi (come ad esempio un’educazione sessuale e relazionale moderna e inclusiva o magari l’accesso ad anticoncezionali), ma perché i ginecologi obiettori sono oltre l’82%.
A questo punto potreste pensare, ma com’è possibile che da un lato esista la legge 194 e nella realtà esponenti dei movimenti no-choice o antiabortisti possano avere libero accesso ai reparti? Non dovrebbe la 194 vietare l’obiezione di struttura? Certamente, è così. Ma è anche vero che secondo una ricerca del Guttmarche Insitute (il più rilevante in campo di diritto alla salute riproduttiva) 1 donna su 4 è vittima di coercizione riproduttiva da parte di partner o familiari, aspetto che complica ulteriormente il diritto alla libera scelta e al controllo del proprio corpo.
Il Ministero della Salute dovrebbe vigilare affinché ogni donna possa avere un libero accesso all’aborto, ma nei reparti di ginecologia di tutta Italia, ogni giorno le cose vanno diversamente, fino ad arrivare a casi gravissimi come il cimitero dei feti scoperto a Roma (e alcuni altri anche a Verona e in altre città).
Se vi state chiedendo cosa sia, per quanto abbastanza esplicativo, ciò che è accaduto è che, all’insaputa delle donne (quindi senza alcun consenso) l'ospedale San Giovanni con Asl Roma 1 e l’AMA hanno deciso non solo di seppellire i feti ma anche di esporre il nome delle donne che hanno abortito sulle croci. Una moderna ma comunque agghiacciante versione della lettera scarlatta, peccato che saremmo nel 2021. Come vi sentireste voi se un giorno magari un vostro conoscente vi chiamasse così dal nulla e vi chiedesse come mai c’è il vostro nome su una croce bianca in un cimitero?
Se si digita oggi “interruzione volontaria di gravidanza” sul sito del Ministero della Salute le informazioni a disposizione sono a dir poco scarse. Non c’è nemmeno, per fare un esempio, una lista di ospedali divisi per regione dove effettuare l’IVG. C’è una pagina che spiega che si può abortire entro 90 giorni per via farmacologica o chirurgica.
E pensare che in Francia, ad esempio, dal prossimo anno la contraccezione sarà gratuita per tutte le persone sotto i 25 anni; e non stiamo parlando solo della pillola, ma anche delle analisi necessarie per la prescrizione. Il motivo? Nonostante la Francia sia al secondo posto per l’accesso alla contraccezione (secondo l’Atlas Europeo 2020) il ministro della salute ha ritenuto che troppe donne ci rinunciassero per ragioni economiche.
Noi a che gradino della classifica siamo? Al 23esimo. In Italia, dove non c’è ancora l’educazione sessuale obbligatoria nelle scuole, il coito interrotto - che vi ricordo essere molto poco affidabile, oltre al fatto che non previene le malattie sessualmente trasmissibili - resta secondo l’Istat il metodo che viene tutt’oggi usato da 1 persona su 4. Ciononostante, da noi, la contraccezione ormonale dal 2016 non è più rimborsabile dal sistema sanitario nazionale.
Un dato che riporta il sito del Ministero è l’ultimo report sulle IVG in Italia da cui possiamo apprendere che gli aborti (non clandestini) sono in costante calo dagli anni ‘80 (-77,3%) e sono diminuiti in tutte le aree geografihe e fasce di età dal 2019; come mai quindi assistiamo al costante aumento di movimenti antiabortisti che, forse nostalgici del Family Day del 2018 e incitati dalle ultime intromissioni della politica/Chiesa in un paese che dovrebbe essere laico, indicono bandi come quello nella regione Piemonte per autorizzare l’accesso nei consultori ad associazioni che mirano alla tutela della vita fin dal concepimento?
La realtà è che oggi non possiamo più permetterci il lusso e il privilegio di pensare che il diritto alla libera scelta sia al sicuro, perché l’accesso a un aborto libero e in sicurezza per cui hanno lottato le nostre madri/nonne e che dobbiamo alle femministe degli anni ‘70 non è affatto scontato. Perché quando ci svegliamo una mattina e scopriamo che in Texas è entrato in vigore l’abortion ban, così come in Polonia, mentre Messico e Argentina finalmente legalizzano l’IVG è evidente che la lotta per il diritto di scelta non è finita, così come quella per la tutela della salute di tutte le donne, per l’accesso all’educazione e alla contraccezione.