Sessualità e Disabilità
La Giornata Mondiale della Disabilità, proclamata nel 1981 per promuovere diritti e benessere delle persone disabili. Un aspetto fondamentale del benessere è la sessualità, ma quando se ne parla in relazione alla disabilità sembra ancora essere un gigantesco tabù.
Per questo motivo, abbiamo parlato con Anna Castagna, educatrice e consulente di sessuologia.Alla base c’è un’idea sbagliata e stereotipata della disabilità che lascia troppo spesso spazio al pietismo. Il vero tabù è legato a questa distorsione della realtà prima ancora che alla sfera sessuale.
“Credo che gli aspetti che sfuggono maggiormente quando coniughiamo nella stessa frase “sesso” e “disabilità” siano proprio i concetti di “sesso” e “disabilità” – ci dice Anna – “Per capire il connubio tra sessualità e disabilità dobbiamo imparare a destrutturare il concetto a monte che noi stessi abbiamo interiorizzato su questa tematica. Solo così sarà possibile orientare il pensiero verso la verità di questo tema, con il presupposto che quando parliamo di sessualità parliamo di un diritto fondamentale dell’essere umano.”
Quando si parla di disabilità non ci si riferisce ad una specifica uguale per tutti, ma ad un ampio ventaglio di condizioni che possono essere sia fisiche che cognitive, presenti sin dalla nascita o insorte ad un certo punto della vita.
Ognuno di noi – a prescindere dalla disabilità – è differente ed è importante prima di tutto riconoscere questa unicità per capire come conoscersi meglio.
Un passo importante in questo senso può essere l’educazione sessuale, un diritto che non sempre viene riconosciuto, soprattutto a chi ha una disabilità. Ogni contesto è differente, c’è chi ha una famiglia che nonostante tutto riconosce questo aspetto basilare della vita dei propri figli, com’è successo ad Anna: “Nel mio contesto familiare l’apertura ai temi riguardanti il corpo e la sessualità non sono mai stati un tabù e questo sicuramente è stato elemento importante in quanto ha reso più fluido l’accesso ad una sessualità consapevole. L’essermi sempre dovuta – purtroppo la mia disabilità ha origine fin da piccola – rapportare ad un corpo, il mio, che presupponeva delle attenzioni “diverse” mi ha posto nella condizione di ascoltare con maggiore attenzione”.
Ma questa apertura non è così comune: molti vivono in contesti in cui sperimentare o anche solo parlare di sessualità non è la norma, quasi venga ritenuto un aspetto di serie B o un’eventualità molto improbabile; con altri se ne parla, ma limitandosi ad una concezione semplicistica e normativa: cis, etero, nessun interesse per cose come, ad esempio, il BDSM.
Quando, però, la sua importanza viene riconosciuta ci sono realtà come LoveGiver che danno un importante contributo. Il progetto, fondato da Max Ulivieri, si occupa di formare operatori in grado di assistere nella sperimentazione di emotività, affettività e sessualità (O.E.A.S.) ed è un unicum in Italia. Un’educazione specifica ed inclusiva è ugualmente fondamentale per chi sta vicino alla persona disabile, per questo la ONLUS è anche “un aiuto alle famiglie che spesso si trovano sole ad dover affrontare questa tematica, e un percorso di sensibilizzare per sperare in un immediato futuro in quel cambiamento sociologico che liberi finalmente da preconcetti e pregiudizi”.
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Ma tutto questo non è utile solo per approcciarsi al proprio corpo, si parla anche di rapportarsi agli altri con rispetto e dialogo, un concetto che fatica a passare nell’educazione sessuale “fatta a scuola”, in cui – tra l’altro – esistono solo corpi abili, cis ed etero.
Nell’approcciarsi a chi ha una disabilità, molte persone abili hanno ancora delle remore o un apparentemente inspiegabile paura: “La paura che la persona percepisce quando ci si approccia ad una persona disabile da cosa nasce? Dal suo pensiero sociale o da un dato effettivo e certo? Ciò che ci ferma nella stragrande maggioranza dei casi è un limite che abbiamo noi nella nostra testa. Dettato da un concetto sociologico sbagliato che porta a idealizzare il disabile “tipo” come una persona fragile, sia emotivamente che fisicamente, limitata e non capace di provare piacere così come lo conosciamo.”
Ciò che nella sfera sessuale viene visto come una diversità insormontabile, può essere in realtà un modo per aprirsi al dialogo e scoprire nuovi tipi di piacere. Ad esempio, quando si ha a che fare con la disabilità fisica, anche i sex toys possono essere un perfetto alleato, sia per dare piacere con maggior agilità, sia per poterlo ricevere. È quasi come se cogliessimo le differenze – peculiarità di ogni corpo – solo davanti ad un indizio abbastanza ovvio come potrebbe essere la disabilità, ma non vedessimo nulla davanti ad un corpo abile, che in automatico pensiamo funzioni come tutti gli altri corpi già incontrati, visti nel porno o approcciati in una discussione sul sesso sommaria.