L’Eterofobia Non Esiste: Perché Serve il DDL Zan
Esisto, e solo per questo posso essere uccisə in 11 paesi. Posso essere incarceratə a vita in 27. Nasco e sono già fuorilegge in 69.
Se una persona per strada mentre cammino in un giorno qualunque decide di riempirmi di botte perché sono lesbica, non esiste una legge che mi tutela perché essere lesbica è un reato. Banalizzando, sarebbe come se chi nasce biondə in 69 paesi stesse commettendo un reato. Sarebbe considerata una follia. Come si può colpevolizzare qualcuno per essere natə come è? Perché essere una persona lgbtq+ non è una scelta, non si diventa gay, lesbica o bisex o etero, si nasce così, come chi nasce biondə, rossə o castanə. Ma la realtà è ben diversa e molto più complessa.
L’Italia è tra i primi paesi europei per omicidi contro le persone trans. Se tieni per mano il/la partner rischi di essere picchiato selvaggiamente; se baci il tuo compagno nella metro potrebbe esserci qualcuno che attraversa i binari per aggredirvi. Il 62% delle persone LGBTQ+ non tiene per mano il/la partner perché ha paura di subire aggressioni (dati dal European Lgbti Survey 2020).
Si vive con la paura, si impara a conviverci. Si vive con la consapevolezza di non essere accettati mai del tutto, e non solo dalla società: nel 37% dei casi è la tua stessa famiglia che ti allontana. Perché sei diversə, sbagliatə, contro-natura - la cosa più ridicola che si possa dire, perché la natura è proprio l’esempio lampante di come la diversità sia un valore e di come l’essere gay, ad esempio, faccia parte della normalità.
E per quanto come società pensiamo di aver fatto dei passi avanti verso l’uguaglianza e la parità, la realtà che è sono mesi che la legge Zan è bloccata da illazioni come l’eterofobia. Una legge che permetterebbe invece di punire tutte le aggressioni che vengono subite oggi dalle persone LGBTQ+ in quanto tali; l’omolesbobitransfobia non è una parola inventata, è realtà.
Sono passati 30 anni da quando l’OMS ha tolto l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali, ma ancora non riusciamo a comprendere che i diritti non sono una torta: non è che se qualcuno ne acquisisce alcuni tu ne perdi alti. Non è una gara alla fetta più grossa.
Sono oltre 50 le persone che ogni giorno (oltre 20 mila all’anno), contattano Gay Help Line 800 713 713 o la chat Speakly.org per raccontare le discriminazioni e le violenze che subiscono. Nell’ultimo anno, infatti, il dato sulle violenze e gli abusi è pari al 25% (fati Istat) e durante l’emergenza Covid-19 è anche cresciuto fino al 40% per gli adolescenti (dati Gay Help Line). Di questi casi meno di 1 adolescente su 60 pensa di denunciare.
Ricordiamo tutti credo il caso di Mariapaola uccisa dal fratello perché amava Ciro, un uomo trans, o di Jean Pierre Moreno e del compagno aggrediti nella metro a Roma o di Malika cacciata dalla famiglia perché lesbica. Semplicemente li ricordiamo perché ce li hanno raccontati, ma la maggior parte sono quelli di cui non sappiamo. A partire da chi chiama i gay “froci” che oggi, per fortuna, è reato grazie a una sentenza della Cassazione in quanto lesione dell’identità altrui, con chiaro scopo dispregiativo e “veicolo di avvilimento dell’altrui personalità”.
Ma le discriminazioni toccano moltissimi campi, come quello del lavoro, dove le persone che dichiarano di essere LGBTQ+ hanno il 30% di possibilità in meno di essere assunte (dati OCSE 2019) oppure della scuola, dove pochi istituti si sono autonomamente mossi per permettere alle persone trans di usare il loro nome e non il deadname (il nome che avevano prima della transizione). Una persona trans che oggi vuole esplicare il suo diritto di voto (un diritto!) per farlo dovrà subire una discriminazione e una violenza, perché per votare oggi o sei uomo o sei donna.
Mentre l’Europa diventa zona di libertà LGBTQ+, alcuni partiti al senato bloccano la legge Zan e l’Ungheria mette al bando ogni contenuto LGBTQ+.
E infine si intromette anche la Chiesa, che questa settimana ha inviato allo stato italiano una lamentela formale e diplomatica riguardo alle possibili restrizioni delle libertà presenti nel DDL Zan, che erano state garantite nel 1984 dal Concordato.
Insomma, le pressioni arrivano da tutti i fronti e pare che nel nostro paese chiunque abbia fretta e necessità di confermare i propri diritti, le proprie libertà, le proprie opinioni. Fretta di assicurarsi di poter dire ciò che vuole e di godere liberamente di diritti per cui non ha mai dovuto combattere - a costo di dimenticare e calpestare chi sta lottando da anni per avere anche solo il diritto di esistere.